Come ci espone il documento “ Benchmarks for training in Naturopathy ” (pubblicato dall’ OMS nel 2010), la Naturopatia è considerata un insieme di filosofie, scienze, pratiche, principi e tecniche (alcune con esperienza secolare o millenaria), volte a coltivare la salute, fare prevenzione attraverso un sano stile di vita e riportare nel sistema uomo lo stato di omeostasi2 laddove perso, trattando in via personalizzata il causalismo alla base dello squilibrio manifesto.
Il tutto avviene con visione Olistica, che pone al centro dell’osservazione l’Uomo in tutti i suoi piani (fisico, emotivo, mentale, energetico spirituale) anziché il sintomo (visto come un amico portatore di preziose informazioni), la salute anziché la malattia, l’insieme anziché una sola parte di esso.
La Naturopatia propone la responsabilizzazione alla salute (vista come frutto di una personale lunga semina) attraverso approcci salutari atti a stimolare la forza vitale descritta dalla medicina Ippocratica come Vis Medicatrix Naturae, ossia quella forza vitale da avvalorare ed ascoltare che sostiene il processo di auto-guarigione, insita nelle diverse manifestazioni della natura, ivi compreso l’uomo.
Il Naturopata è un operatore olistico (opera con visione d’insieme) che si occupa di prevenzione divulgando e promuovendo sani stili di vita, e di aiutare coloro che lo desiderano a riportare lo stato di omeostasi/equilibrio laddove perso rispettando i princìpi base della Naturopatia sopra descritti.
APPROFONDIMENTI
LA VISIONE OLISTICA

Il termine “olismo” deriva dal greco ὅλος - holos e significa “tutto – intero - totale”. L’olismo è una filosofia che sostiene che le proprietà di un sistema sono spiegate non solo dalla sommatoria delle sue componenti, ma anche dalle relazioni tra esse: la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore della somma delle loro prestazioni prese singolarmente.
È scientificamente dimostrabile che l’organismo umano sia una somma di parti interconnesse da una moltitudine di relazioni. Nonostante questa conoscenza, nel comune modo di curare l’uomo è considerato una somma di frammenti tra loro separati: per produrre salute si interviene sul segmento corporeo che manifesta il sintomo trascurando le infinite relazioni che questo può avere con altre strutture all’interno del corpo e con l’ambiente circostante.
La visione olistica si occupa di promuovere la salute curandosi delle singole parti e soprattutto delle relazioni che esse intrecciano riarmonizzando l’uomo nel suo insieme.
Dell’uomo sono osservati ed analizzati tutti e quattro i piani (fisico, emotivo, mentale, energetico-spirituale) in quanto ognuno di essi partecipa all’equilibrio dell’insieme: modificando solo una piccola parte del sistema modifico il sistema intero.
GENETICA ED EPIGENETICA

Genotipo, termine coniato da Gregor Mendel nel XIX secolo, che identifica l’insieme del corredo genetico che costituisce il DNA dell’individuo, nonché risultante del bagaglio genetico ricevuto all’atto del concepimento. Corrisponde alla parte antica dell’individuo, alla sua intima “radice” che, durante la gestazione, è influenzata dalle abitudini quotidiane della madre. I diversi geni, modulati dall’ambiente e dalle medesime abitudini quotidiane determinano il fenotipo, ossia l’insieme di tutte le caratteristiche osservabili in un organismo: morfologia, sviluppo, proprietà biochimiche e fisiologiche, comportamento…
Fino a qualche decennio fa, la scienza considerava la genetica l’unica responsabile della “specificità” dell’essere umano: un preciso corredo genetico pre-determinava il destino di ogni individuo programmando una serie di eventi fisiologici che prima o poi si sarebbero posti in essere; una sorta di debiti o crediti ereditati dalle proprie radici familiari nei confronti dei quali si poteva solo “sperare” che la fortuna intervenisse a protezione.
FENOTIPO = GENOTIPO
Oggigiorno invece è noto scientificamente che, oltre all’influenza genetica, ciò che caratterizza l’individuo è il suo stile di vita, denominato Vitatipo.
Basti pensare ad una coppia di gemelli omozigoti che, possessori del medesimo bagaglio genetico, in conseguenza alle loro diverse abitudini quotidiane (vitatipo), modificano l’espressione genica manifestando fenotipi differenti.
Ecco che introduco il concetto di Epigenetica, ossia quella branca della genetica che studia i comportamenti modificabili a seguito di un genotipo non modificabile. Essa insegna che i geni stessi necessitano di istruzioni, di programmi che attivino loro specifiche funzioni, e che possono esprimersi o rimanere silenti per tutta la vita. Nel 2012 la rivista Nature ha pubblicato i primi risultati del progetto ENCODE che ha dimostrato che la grande maggioranza del DNA, oltre il 90% (ciò che un tempo era chiamato “junk DNA”), non è deputata direttamente alla sintesi proteica, bensì alla regolazione dell’attività di quella piccola percentuale che viene trascritta in proteine.
Fino alle scoperte dell’epigenetica si pensava che fosse il nucleo contenente il DNA il “cervello” della cellula stessa; successivamente si scopre che una componente fondamentale è invece la membrana fosfolipidica che la circonda, colei che reagisce e risponde alle influenze esterne adattandosi dinamicamente all’ambiente in continuo mutamento.
Secondo Bruce H. Lipton è proprio la selettività della membrana che, in relazione con l’ambiente esterno alla cellula, comunica con l’interno attivando una serie di proteine che a loro volta attivano determinati geni presenti all’interno del nucleo. Ciò equivale ad affermare che l’ambiente, interagendo con la membrana, modifica l’espressione genetica e, considerando che l’ambiente stesso è influenzato dal Vitatipo, l’idea del determinismo genetico secondo la quale è il DNA a determinare il futuro diviene molto limitante
FENOTIPO = GENOTIPO
FENOTIPO = GENOTIPO + VITATIPO
Il DNA non controlla i processi biologici, e il nucleo non è il cervello della cellula.
Come voi e me, le cellule sono modellate dall’ambiente in cui vivono.
In altre parole: è l’ambiente!
Bruce H. Lipton
Possiamo ora comprendere la profondità dell’importanza di coltivare un sano stile di vita, un sano vitatipo su tutti i piani dell’uomo. È proprio questo che determina l’espressione di geni piuttosto che altri, è proprio questo dunque che determina il nostro stato di ben-essere o di mal-essere.
“Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi, e quello che fai è ciò che diventi ”
Eraclito
Se ti piace l’EPIGENETICA e hai piacere di approfondire l’argomento
ti consiglio di leggere il libro di Bruce H. Lipton “La biologia delle Credenze”
IL CONCETTO DI CAUSALISMO

L’approccio causale è un principio base della medicina naturale secondo cui di fronte ad uno squilibrio/sintomatologia manifesta è utile e vantaggioso ricercare la causa che l’ha prodotta.
Se consideriamo l’uomo un essere pluridimensionale comprendiamo che i causalismi, oltre a differenziarsi in esterni e interni, in genetici ed acquisiti, possono essere di varia natura poiché possono coinvolgere separatamente o contemporaneamente i diversi livelli dell’uomo: fisico, psichico, emozionale ed energetico spirituale.
È possibile verificare per esempio che l’insonnia di soggetti diversi può essere causata da differenti squilibri:
- il primo non dorme per sovraccarichi mentali (pensieri circolari, eccessivo lavoro mentale…);
- il secondo non dorme per difficoltà digestive;
- nel terzo l’insonnia potrebbe essere prodotta da paure o emozioni negative che generano stati d’ansia.
Riconoscendo dunque il valore della specificità è importante stilare un protocollo operativo di riequilibrio personalizzato ed individuale, specifico per quel momento, che abbia come obiettivo il prendersi cura della salute di quella persona; questa modalità differisce dal risolvere il disequilibrio trattando i sintomi seguendo protocolli operativi “prestabiliti” (approccio che in alcuni casi risulta comunque essere utile, necessario e determinante).
I PIANI DELL'UOMO

L’essere umano è un sistema biologico complesso in cui coesistono e collaborano tra loro diversi mondi: il piano fisico, il piano emotivo, il piano razionale, il piano energetico – spirituale.
Le funzioni di questi sono autonome ma non isolate tra loro: possiamo infatti osservare oltre ad un’interazione tra gli stessi, anche una reciproca influenzabilità.
Prova ad osservare cosa accade dentro di te quando, mentre stai mangiando, ricevi una brutta notizia oppure litighi con qualcuno… Solitamente il processo digestivo si blocca, rallenta, o addirittura, quando lo stimolo stressogeno è molto forte, rigettiamo il cibo appena mangiato. Questo è il tipico esempio di come un fatto emotivo influenzi il piano fisico.
Il Piano Fisico si esprime attraverso le funzioni motorie, istintive e sessuali. Chiamato anche “Centro Istintivo”, è in gran parte autonomo e molto veloce, per questo scarsamente percepito dall’uomo comune che inizia a conoscerlo nello stato disfunzionale.
Il suo obiettivo è la sopravvivenza, il mantenimento e la salvaguardia della vita biologica (battito cardiaco, respirazione, peristalsi, riflessi vitali ecc…), si nutre di cibo ed acqua.
Il centro istintivo si divide in 2 parti: una positivo-attrattiva in grado di riconoscere ciò che è utile nella vita, ed una negativo-repulsiva in grado di percepire ciò che è dannoso. Queste due polarità, utile – nocivo, differiscono in modo sostanziale dal binomio piacevole – spiacevole, linguaggio quest’ultimo tipico del centro emotivo che spesso manda in confusione quello istintivo dominandolo: non sempre ciò che piace corrisponde a ciò che è utile per la salute!
Il centro motorio è legato al movimento e acquisisce le sue funzioni attraverso l’imitazione.
Il Piano Emotivo è colui che regola gli stati interni, il metabolismo, il sistema ormonale; è il rappresentante delle emozioni che viviamo nel quotidiano, coloro che giocano un ruolo rilevante nella qualità della vita e sullo stato di salute.
La parola “emozione” deriva dal latino “emovere” che significa scuotere, muovere, trasportare fuori, ed è effettivamente così: l’emozione è quella scintilla, quel sentimento che in breve tempo genera un cambio di stato importante dentro di noi, esprimendosi anche sul piano psico-fisico; l’individuo emozionato mostra ciò che sta vivendo attraverso la postura, la mimica del volto, le variazioni del colorito cutaneo, del ritmo respiratorio; il battito cardiaco accelera, la peristalsi si modifica… Contemporaneamente a queste variazioni fisiche si osservano talvolta anche mutamenti a livello razionale: dalla perdita dell’autocontrollo, all’inibizione del pensiero logico, all’incapacità di concentrarsi.
Ogni individuo vive emozioni con intensità e modalità estremamente personali, influenzato dalla propria costituzione, da memorie di esperienze pregresse, dagli alimenti di cui si nutre, da convinzioni personali, dal contesto ambientale e storico in cui è vissuto e sta vivendo, dai meccanismi reattivi sviluppati… C’è chi le esprime, chi le trattiene, chi le ascolta, chi le rifugge, chi le amplifica, chi le minimizza, chi le silenzia… differenti vissuti capaci di influenzare la qualità della vita e, se utilizzati anziché subiti, di divenire strumenti vantaggiosi per la salute.
La società in cui viviamo, le modalità con cui siamo educati ed istruiti, l’ambiente che ci viene proposto da media e tendenze del momento da cui siamo continuamente stimolati, difficilmente ci mostrano che è possibile, come esseri umani, mettersi all’opera per modificare quelle parti di noi che vorremmo essere migliori; raramente ci insegnano a governare i nostri stati d’animo, le nostre emozioni, e quindi a generare una sana reattività a fronte dei diversi stimoli della Vita, cosa che invece è possibile, allenabile e raggiungibile in qualsiasi momento della Vita.
Il centro emotivo si esprime con “mi piace” e “non mi piace”, fattori che spesso hanno la meglio in gioco con le necessità del piano fisico. E’ più lento rispetto al centro istintivo, e più veloce di quello razionale, il suo “alimento principe” è l’aria, l’ossigeno.
Pensiamo per esempio a come il respiro giochi un ruolo importante nella regolazione dello stato emotivo favorendo l’attivazione del sistema nervoso parasimpatico oppure ortosimpatico: l’individuo in preda ad emozioni negative contrae il suo respiro che diviene corto, affannoso e “alto” (respirazione clavicolare); viceversa, se si abbandona a stati di rilassamento profondo il respiro diviene lento, calmo e “basso” (respirazione diaframmatica). Questo rapporto tra respiro ed emozioni è bidirezionale: lo stato emotivo influenza il respiro così come il respiro è in grado di influenzare lo stato emotivo; possiamo pertanto utilizzarlo a nostro vantaggio.
È dimostrato che gli effetti dannosi dello stress, delle emozioni negative,
e del dominio del sistema nervoso simpatico,
vengono neutralizzati da diverse forme di meditazione, rilassamento e tecniche di respirazione.
Proponiamo che queste tecniche di respirazione possano essere utilizzate
come trattamenti di prima linea e supplementari per lo stress, l'ansia, la depressione
e alcuni disturbi emotivi.
PubMed
Ecco che, dopo aver letto, conosciuto e compreso i pilastri che sostengono il tempio della Naturopatia, comprendiamo in modo più profondo l’intimo rapporto tra noi stessi ed il nostro corpo, quindi l’opportunità e la possibilità che abbiamo di migliorare la nostra qualità di Vita, il nostro Essere, nel cammino verso una sempre maggiore crescita personale, un’evoluzione intima e profonda che ci riconnette ai Valori del tempo, alla Natura di ciò che siamo, semplice e perfetta.
Un viaggio meraviglioso per cui vale la pena partire senza timore, con coraggio, fiducia e gratitudine, per noi stessi e di riflesso per coloro che vivono con noi questa era.
“Se cambi te stesso, hai già iniziato a cambiare il mondo”
Osho Rajneesh
Gli argomenti presentati in questa sezione sono per la maggior parte tratti dal libro “Naturopatia Olistica – Natura e Scienza al servizio della salute” di Milena Simeoni – Lumen Edizioni, 2016.